Tutti gli articoli di Paola Rossi

PREMIAZIONE CONCORSO FOTOGRAFICO: una foto per ricordare, rivivere, raccontare e condividere.

Era il 26 febbraio quando si è svolta la premiazione del concorso fotografico, foto fatte nella bellissima gita in cui siamo stati presenti a Roma alla fine di ottobre.

Abbiamo deciso il concorso prima di partire per la gita e quindi una volta a Roma girando per le strade e ci siamo impegnati a scoprire angoli della città, particolari caratteristici, situazioni divertenti, angolini romantici ecc. Le foto che hanno partecipato al concorso, sono state selezionate seguendo un criterio che avevamo stabilito e poi appese nell’atrio della scuola, non erano foto così, a caso, foto che si possono trovare  su internet, superficiali. Ogni foto era corredata da  una interpretazione personale dell’autore interpretazioni, accompagnate tutte da diversi pensieri scritti dai fotografi  novellini, destinati ad una possibile carriera o non. La mission era trovare una foto capace di ricordare, di rivivere, raccontare e condividere.

Nel periodo della loro esposizione sono state votate da coloro che passavano per l’atrio della scuola quindi i nostri genitori, il personale della scuola…..

La prima classificata era di Sofia Borsato, della 3D. Una foto veramente bellissima, raffigurava due felici sposi, il marito la prendeva in braccio. Tutto immortalato in un momento pieno di passione grazie anche al magnifico effetto della foto in bianco e nero.

La seconda classificata era di Ivana Dalla Valle, ragazza della 3E. La foto raffigurava una fontana di piazza San Pietro, dalle splendide luci che sottolineavano la bellezza di essa.

La terza classificata era di  Kai Yu Zhou, ragazzo della 3C. L’immagine rappresentava un normale gabbiano appoggiato ad un muretto. Anch’essa aveva uno splendido effetto.6

Secondo noi, queste foto meritavano di essere premiate perché belle ed interessanti.

                                                                                         Redazione classi terze

 

Questa attività, finalizzata alla uscita didattica a Roma, ha permesso ai ragazzi di limitare l’uso indiscriminato del cellulare per fotografare e capire il vero significato che questa azione può avere cioè, cogliere e bloccare un istante con le sue emozioni e sensazioni. Di come una foto possa  fissare una emozione nel tempo per se ma anche per condividerlo con gli altri. Speriamo che i ragazzi abbiano colto come la fotografia  possa diventare una forma di comunicazione che va oltre ogni linguaggio verbale, proprio come fa ogni forma di espressione artistica; dalla musica alla pittura. La fotografia diventa così mostrare a tutti con tanta voglia quel qualcosa di magnifico e travolgente che si ha davanti agli occhi. La fotografia è anche ricerca di situazioni strane, interessanti, fuori dai luoghi comuni….per catturare l’interesse.

Questo insegna che la vera foto ha grande valore quando è frutto di un pensiero che vuole rendere immortale un attimo del nostro vissuto.

Allora. Non scattare a caso!!!!!!!…e non si sa mai che qualche alunno scopra di avere una passione, un talento….
la prof.

 

FARHAD BITANI: IL CORAGGIO E LA FORZA DI CAMBIARE

E’ strano poter ascoltare dal vivo una storia cosi inimmaginabile, ma allo stesso tempo attuale e “vicina”.

Sabato 6 Febbraio, abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare la testimonianza dello scrittore afgano Farhad Bitani, autore del libro  “L’ultimo lenzuolo bianco”.

Siamo stati testimoni della sua scelta di essere un uomo libero, a costo di rinunciare alla bella vita di figlio di un ricco generale afgano. Ha scelto una vita umile, costantemente in pericolo, per condurre la sua missione di pace contro la violenza e a favore dell’interreligiosità.

Questa esperienza ci ha aperto una porta su un mondo che non conoscevamo del tutto. Ci ha parlato dell’Afganistan, del sistema di vita determinato dalla attuale situazione geopolitica, di come non esiste la libertà, neppure la libretà di pensare perché la popolazine è tenuta imn una condizione di ignoranza per cui non sa neppure che esiste un modo di vita alternativo al loro.  Ogni giorno sentiamo fatti simili al telegiornale, sentendoci distaccati da quella realtà che non ci riguarda. Ma sentirla raccontata dal vivo, sottoforma di storia personale, è una cosa diversa: ci ha detto le cose come stanno, senza giri di parole, senza segreti politici, trasmettendoci sensazioni vere che dalla voce piatta di un giornalista non si potrebbero mai percepire. Con le sue parole, Farhad, ci ha fatto capire che alla fine noi siamo più fortunati di quanto pensiamo perché, anche se non abbiamo potere e denaro, prima di tutto siamo liberi.3

                                                                                                       Redazione classi terze

IL CIOCCOLATINO DELL’ AMICIZIA

Può bastare un cioccolatino per far rinascere un’amicizia perduta.5

Durante l’incontro in auditorium di mercoledì 3 febbraio, abbiamo assistito ad  una scena  molto commovente e che ci ha fatto riflettere su cosa significhi realmente l’amicizia. Un sentimento di affetto reciproco tra due o più persone, nemici che in un battito di ciglia diventano amici.

Emanuele, ragazzo di 15 anni che frequenta la 3F, ha compiuto un gesto molto particolare. Durante l’attività ci è stata consegnata una scatola di cartone con dentro dei sacchetti chiusi. Non sapevamo cosa ci fosse all’interno! Ognuno, non sapendo che la scatola dovesse arrivare in fondo all’auditorium, si è preso un pacchettino e quindi finirono prima che ogni ragazzo ne avesse uno. Dopo ciò, al termine dell’ncontro ci è stato concesso di aprirlo. Dentro, ognuno ha trovato un cioccolatino al lattee ci è stato chieso di donarlo a chi, non ne aveva ricevuto.

Tra i tanti, Emanuele ha consegnato il suo cioccolatino a Francesco: ragazzo con cui non andava d’accordo e con cui, probabilmente c’erano stati dei contrasti profondi e dopo averlo fatto è tornato al posto piangendo commosso, felice e fiero del suo gesto !!!

Questo semplice avvenimento, che potrebbe sembrare banale, ci ha colpito molto e ha fatto riflettere su come un piccolo gesto di distensione può far rinascere un’amicizia. O forse come qualche volta, semplicemente non riusciamo a trovare il modo per dimostrare i nostri sentimenti.

 

                                                                                                       Redazione classi terze

WEEK4US UN’ESPERIENZA DI VITA

UN’OCCASIONE PER IMPARARE A METTERSI IN GIOCO

La Week4us, secondo noi, dimostra la disponibilità della scuola nei nostri confronti, cercando di aprirsi anche al nostro mondo, al mondo dei ragazzi di oggi. Significa fare anche scuola “moderna”, significa insegnare a noi ragazzi la scuola non è solo un obbligo o una seccatura. La scuola SIAMO NOI. E’ anche un posto per i nostri interessi, per le nostre passioni, per le nostre amicizie. La scuola non sono solo i libri o le verifiche.  A scuola possiamo metterci in gioco e prepararci al nostro futuro. Perché quando saremo là fuori, da soli, con la nostra vita in mano, non avremo più il vincolo del dovere. Dovremo prendere da soli le nostre scelte. E sarà più difficile di quanto crediamo. La settimana alternativa ci ha dato la possibilità di fare scuola in maniera diversa. Ci siamo potuti esprimere nei laboratori e abbiamo assistito a delle testimonianze molto particolari e stimolanti, diverse da quello che sentiamo ogni giorno. A parte un incontro che non ci ha particolarmente stimolato, tutti gli altri sono stati organizzati in modo da coinvolgerci molto. Quando, ad esempio, sono venuti i ragazzi di “Cittadini per la Costituzione”, ci siamo resi conto che certe tematiche non sono solo per i grandi, ma possono interessare e coinvolgere anche noi, adulti del futuro. Ragazzi poco più grandi di noi, motivati da uno scopo comune che li accumunava anche a Fahrad: Far sapere. Diffondere alla gente una cultura attuale di quello che non siamo ancora riusciti a migliorare nel mondo, per riuscire a farlo in futuro. La cosa più temuta da chi pensa solo al proprio interesse è la CULTURA. Se le persone non sanno, non pensano che sia sbagliato, lo accettano e basta. Ma se una persona sa, se una persona è al corrente, comincia a domandarsi se è così che devono andare le cose. Le testimonianze della settimana alternative avevano proprio lo scopo di FARCI SAPERE, farci sentire parte di un mondo che per certi aspetti sentiamo così distante da noi e dalle nostre vite  di cui spesso non apprezziamo la fortuna. Certo, siamo ragazzi, a cui viene spesso rimproverato il menefreghismo, ma qualcosa ci rimane dentro. A chi più a chi meno, ma far sapere ai ragazzi resta la soluzione migliore per migliorare il futuro. La week 4 us racchiudeva tutte queste cose, e non solo, e a noi ragazzi è piaciuta davvero tanto. Noi ragazzi speriamo che questa attività verrà portata avanti anche nei prossimi anni, perché è uno stimolo per noi, abituati alla solita routine della scuola.

 

 Redazione delle classi terze

Week4Us: intervista al Preside

La settimana alternativa è stata istruttiva per gli alunni o per gli insegnanti?

Per entrambi.

 Di chi è stata l’idea della Week4Us?                                                              

È stata in parte mia e in parte della commissione insegnanti.         

Dato che ai ragazzi è piaciuta questa esperienza l’anno prossimo si potrà rifare?

Certo! Potremmo farne anche due.

Quando lei aveva la nostra età ha mai fatto un’esperienza simile?

Ai miei tempi la scuola era semplicemente stare seduti ai banchi a studiare, il massimo di svago era fare una piccola gita all’anno.

È stato complicato organizzare tutto il lavoro?

Molto, perché bisogna interrompere il normale svolgimento delle giornate, bisogna collegare i professori ai propri laboratori e alle rispettive aule. Inoltre ci sono 430 alunni da accontentare …

Da dove è nato il logo?

Abbiamo preso ispirazione dall’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci, nella sua concezione di uomo al centro di tutto; infatti lo slogan di questa settimana è stato“sei disposto a metterti in gioco?”

 

La “chicca” della vicepreside…

“Se avessimo cinque ragazzi ,e chiedessimo a ognuno di loro di dirci i laboratori che sceglierebbero tra  A, B, C, D ed E siamo tutti sicuri che comunque qualcuno non sarà del  tutto  accontentato.  Se un ragazzo sceglie A, un altro D o B , una C e gli altri due E oppure A, siamo convinti che qualcuno alla fine avrà da ridire. Il problema e che voi non siete in cinque, ma in circa 430, e siccome nella vita non sempre sarà come noi vorremmo che fosse, bisogna imparare fin da ragazzi ad accontentarsi. Il tema di questa settimana era mettersi in gioco, e noi professori dobbiamo insegnarvi come fare.

Non accettiamo i “non lo so fare” o i “non voglio farlo”, quindi speriamo che capirete che noi cerchiamo di accontentare il più possibile le vostre richieste, ma voi dovete almeno provare a mettervi in gioco e impegnarvi il più possibile in tutto quello che fate.”

 

Redazione classe seconde