SUBBUTEO
GIRO A CAVALLO
LA CORSA
IL CIRCUITO
SALVATAGGIO?
GLI SPOSINI
IL FURTO
IL PINGUINO
SUBBUTEO
GIRO A CAVALLO
LA CORSA
IL CIRCUITO
SALVATAGGIO?
GLI SPOSINI
IL FURTO
IL PINGUINO
Giovedì 4 febbraio prima della ricreazione, nella palestra della scuola primaria “Don Gnocchi”, abbiamo assistito ad un concerto di musica folk in cui ha suonato il professor Lora con il suo gruppo.
Questo è stato un evento della Week4Us 2016, una settimana alternativa, dedicata a noi studenti, che prevede lo sviluppo di competenze attraverso laboratori didattici con le sezioni miste, e lezioni diverse dal solito, tenute non dai professori del nostro plesso, ma da professionisti esperti in materia.
La band, Folk Studio A, ha eseguito quattro brani di musica celtica con alcuni strumenti originari da diversi paesi. Durante lo svolgimento, il gruppo ha dato la possibilità al pubblico di interagire con i musicisti, ponendo domande e richiedendo dei pezzi scelti dal pubblico.
Non vi annoiamo con altre parole, ma guardate il seguente video.
Classi seconde
UN’OCCASIONE PER IMPARARE A METTERSI IN GIOCO
La Week4us, secondo noi, dimostra la disponibilità della scuola nei nostri confronti, cercando di aprirsi anche al nostro mondo, al mondo dei ragazzi di oggi. Significa fare anche scuola “moderna”, significa insegnare a noi ragazzi la scuola non è solo un obbligo o una seccatura. La scuola SIAMO NOI. E’ anche un posto per i nostri interessi, per le nostre passioni, per le nostre amicizie. La scuola non sono solo i libri o le verifiche. A scuola possiamo metterci in gioco e prepararci al nostro futuro. Perché quando saremo là fuori, da soli, con la nostra vita in mano, non avremo più il vincolo del dovere. Dovremo prendere da soli le nostre scelte. E sarà più difficile di quanto crediamo. La settimana alternativa ci ha dato la possibilità di fare scuola in maniera diversa. Ci siamo potuti esprimere nei laboratori e abbiamo assistito a delle testimonianze molto particolari e stimolanti, diverse da quello che sentiamo ogni giorno. A parte un incontro che non ci ha particolarmente stimolato, tutti gli altri sono stati organizzati in modo da coinvolgerci molto. Quando, ad esempio, sono venuti i ragazzi di “Cittadini per la Costituzione”, ci siamo resi conto che certe tematiche non sono solo per i grandi, ma possono interessare e coinvolgere anche noi, adulti del futuro. Ragazzi poco più grandi di noi, motivati da uno scopo comune che li accumunava anche a Fahrad: Far sapere. Diffondere alla gente una cultura attuale di quello che non siamo ancora riusciti a migliorare nel mondo, per riuscire a farlo in futuro. La cosa più temuta da chi pensa solo al proprio interesse è la CULTURA. Se le persone non sanno, non pensano che sia sbagliato, lo accettano e basta. Ma se una persona sa, se una persona è al corrente, comincia a domandarsi se è così che devono andare le cose. Le testimonianze della settimana alternative avevano proprio lo scopo di FARCI SAPERE, farci sentire parte di un mondo che per certi aspetti sentiamo così distante da noi e dalle nostre vite di cui spesso non apprezziamo la fortuna. Certo, siamo ragazzi, a cui viene spesso rimproverato il menefreghismo, ma qualcosa ci rimane dentro. A chi più a chi meno, ma far sapere ai ragazzi resta la soluzione migliore per migliorare il futuro. La week 4 us racchiudeva tutte queste cose, e non solo, e a noi ragazzi è piaciuta davvero tanto. Noi ragazzi speriamo che questa attività verrà portata avanti anche nei prossimi anni, perché è uno stimolo per noi, abituati alla solita routine della scuola.
Redazione delle classi terze
Ecco finalmente una galleria di alcuni video stopmotion conclusi durante la Week4Us. Prossimamente ne pubblicheremo degli altri!
Buon divertimento!
a cura del prof. Angelo Lora
All’interno della Week4Us, gli insegnanti di sostegno hanno ideato e realizzato un’attività volta a tutte le classi, per sensibilizzare sul tema della disabilità. Come referente del Kairos, ho visto la possibilità di espandere l’attività che di solito si svolge a marzo, con un’ulteriore settimana dove noi insegnanti di sostegno ci saremmo messi in gioco per creare qualcosa di stimolante al fine di mettere in luce la persona diversamente abile. Abbiamo così realizzato dei diversi progetti a seconda delle classi da incontrare.
Per tutte le classi seconde, divise fra tre insegnanti in tre diverse aule, si è cercato di mettere in relazione due diverse esperienze di persone disabili: la prima è Simona Atzori, disabile dalla nascita, che è riuscita a realizzare i sogni della sua vita diventando una ballerina e una pittrice professionista. Sono stati letti dei capitoli e delle frasi significative dal suo libro autobiografico “Cosa ti manca per essere felice?” e mostrato agli alunni un video di presentazione del libro, di momenti di danza, alcuni suoi quadri e dei momenti particolari della sua vita quotidiana.
In un secondo momento si è parlato di Giusy Versace, diventata disabile, perdendo gli arti inferiori, in seguito ad un incidente stradale a ventotto anni. In un’intervista trasmessa alla TV, lei racconta la sua esperienza prima e dopo l’incidente e di come sia riuscita a reagire e ad affermarsi come atleta alle paraolimpiadi. Alla fine delle due testimonianze, si è discusso con i ragazzi sui diversi modi di reagire di fronte alla diversità e di come noi ci poniamo rispetto ad un disabile quando li incontriamo (senso di pietà o altro).
Per le classi terze, è stato proiettato il film “Un amore speciale” che parla di un amore tra due persone disabili. È un film d’impatto, proprio per il tema trattato: viene coinvolta la famiglia in questioni delicate e anomali proprio perché, a volte, si pensa che queste persone non siano in grado di avere una propria autonomia, di innamorarsi, di amare e poter fare una famiglia come noi “normali”. Alla fine del film, è stata consegnata una scheda con delle domande a cui, la maggior parte dei ragazzi, ha risposto in maniera sbrigativa senza importanti riflessioni personali. Il film durava più delle due ore che avevamo a disposizione, perciò siamo stati costretti a dover tagliare delle scene o, in un caso, a non farlo vedere interamente. Per questo motivo i ragazzi si sono giustificati nell’aver dato un giudizio riduttivo con poche riflessioni personali. Il film comunque è piaciuto e ha lasciato in tutti un pensiero positivo.
In un altro giorno, con le tutte le sei classi prime (circa 150 ragazzi!) siamo andati nella palestra della scuola dove abbiamo sperimentato delle attività del prezioso manuale Kairos! All’inizio abbiamo fatto dividere tutti i ragazzi in coppie. Uno dei due veniva bendato e il compagno, da dietro, doveva dare dei comandi solo toccando sulle spalle chi stava davanti a lui: al centro per andare dritto, sulla spalle destra o sinistra per girare e sopra la testa per fermarsi. Naturalmente chi guidava doveva stare attento che il compagno non si scontrasse con gli altri, e non si poteva parlare. Alla fine di un percorso si sarebbero scambiati le parti. La prima volta li abbiamo lasciati liberi di girare per la palestra, mentre, in un secondo momento, dovevano attraversare un percorso tra i birilli superando degli ostacoli. Essendo in tanti (forse troppi), si è creata un po’ di confusione e molti non rispettavano le regole date, ma, come prima esperienza, diciamo che si sono divertiti e l’eccitazione era data dalla difficoltà di comprendere i comandi non sempre chiari. La seconda attività era sempre in coppia e consisteva in una corsa “a tre gambe”, nel senso che le due gambe centrali, venivano legate costringendo la coppia a sincronizzare il passo: un gioco (pur sempre) di squadra, anche se numericamente piccola. Hanno visto che c’era bisogno di intesa per arrivare prima degli altri! La terza attività era sempre una corsa fatta con le braccia dentro la maglia: questo per far capire la difficoltà di correre avendo un impedimento fisico. L’ultima attività, infine, consisteva nella lettura labiale di una consegna data da noi insegnanti ognuno a due classi. L’azione da svolgere consisteva nel prendere un paio di occhiali che stavano sopra un tavolo, indossarli e ritornare al proprio posto: chi capiva le indicazioni, doveva eseguirle. Non è stato facile per la maggior parte degli allievi, ma dopo aver ripetuto più volte e molto lentamente le parole, molti si sono attivati. Gli occhiali (solo sei paia) erano naturalmente da vista e molto forti, così i ragazzi normovedenti, hanno fatto fatica a ritornare al loro posto. Questa attività è stata programmata appositamente per far capire loro l’importanza della vista. In conclusione possiamo dire che tutti si sono divertiti e siamo riusciti, anche attraverso dei giochi, a sensibilizzarli sulla disabilità nelle diverse forme.
In un’altra giornata, per le classi terze, due ore sono state dedicate alla “storia della disabilità” ossia capire, attraverso gli anni, chi sono stati i diversamente abili e come venivano considerati. Attraverso un powerpoint , una collega di sostegno ha illustrato delle slides e alla fine ha lasciato spazio a un dibattito con gli studenti.
Alle classi prime e seconde, in due momenti diversi, abbiamo mostrato loro alcuni video, sempre sulla disabilità. Sono stati selezionati tra molti che si possono trovare in rete perché, a nostro parere, più immediati e di effetto. Da quelli in cartone animato a immagini reali dei nostri giorni dove si vedevano le difficoltà incontrate quotidianamente da persone in carrozzina che devono prendere l’autobus, salire un marciapiede pieno di intralci; la presenza di barriere architettoniche come scalinate o scalinate prive di scivoli ai lati che non permettevano il passaggio; la difficoltà di raggiungere un bancomat o l’accesso ad una farmacia; in particolare, l’impossibilità per un disabile di parcheggiare l’auto in un posto riservato, dotato di apposita segnaletica, perché occupato abusivamente, più tante altre difficoltà che s’incontrano nelle nostre città ma cui non facciamo caso perché a noi, persone “sane”, esse non danno fastidio. I ragazzi hanno potuto pertanto calarsi nei panni di persone diversamente abili e comprendere il valore di una realtà molto lontana dalla propria! Importante è stata anche la video-testimonianza di Nick Vujicic in una scuola americana dove parlava tranquillamente del suo handicap e della sua vita. Il suo “Circo della farfalla”, (già segnalato al Lions), cortometraggio sull’handicap visto come mostruosità da baraccone, ha valso più di tante parole.
articolo del prof. Lorenzo Di Domenicantonio
Nei giorni 9, 10 e 11 febbraio, giorni di “febbrili” attività per la nostra scuola, impegnata nella Week4Us, si è tenuto il laboratorio di “comics” ovvero fumetto in lingua inglese. C’è stata una soddisfacente richiesta di partecipazione alle attività di realizzazione di un fumetto e questo ha portato all’articolazione di due laboratori, uno costituito da ventisei ragazzi e l’altro da ventisette, distribuiti nelle due fasce orarie comprese tra le 10:00 e le 13:00.
Preparare un gruppo di lavoro a realizzare una storia in vignette non è facile e richiede molto tempo, tante idee da mettere in ordine, delle direzioni da definire per non perdere di vista gli obiettivi predisposti; questo ha portato gli organizzatori a pianificare, già prima dell’inizio, delle strategie per permettere agli alunni partecipanti di produrre qualcosa di creativo nel poco tempo a disposizione. Dunque si sono fornite delle idee di base sia per gli sviluppi della storia da scrivere sia per la caratterizzazione dei personaggi. L’idea di fondo è stata quella di raccontare la difficoltà che un ragazzo qualsiasi ha nell’accettarsi coi propri difetti e pregi e nell’affermarsi all’interno dell’ambiente in cui passa buona parte della sua giornata, la scuola. Si è voluto raffigurare con tratti caricaturali e scherzosi un mondo fatto di insicurezze, di ostacoli che sembrano insormontabili e di “nemici” che sembrano imbattibili; si è insistito sul bisogno di sognare, di fantasticare e tutto è ruotato attorno al perno di un profondo legame di amicizia tra Theodore (il protagonista) e Betty, sincera e saggia compagna di tutti i giorni e proprio per questo non apprezzata da Theodore per quello che realmente vale.
I ragazzi hanno dato un importantissimo contributo allo sviluppo della storia perchè hanno “riempito” i personaggi di realismo, li hanno caratterizzati con molta attenzione, si sono quindi appropriati delle ipotesi di lavoro che erano proposte e le hanno trasformate in prodotti finiti, ognuno con il suo stile, ognuno con il suo modo di esprimersi in lingua inglese, ognuno con il suo modo di interpretare la splendida e complessa età che si trovano a vivere.
Vogliamo trovare un simbolo, una situazione che efficacemente e molto sinteticamente potrebbe rappresentare questa attività? Certamente è stato il silenzio dei ragazzi impegnati a disegnare e a creare dialoghi in lingua, alterato solo dal rumore dello sfregare di matite e pennarelli sui fogli che attimo dopo attimo si riempivano della loro “Arte”.
a cura della prof.ssa Zancanaro Eleonora
Ho scelto di proporre il laboratorio di disegni con i bottoni per dare l’opportunità ai ragazzi di sperimentare un’attività che li aiutasse a sviluppare la manualità fine, un’abilità che in questo tempo caratterizzato da uno sviluppo tecnologico affascinante – ma talvolta totalizzante – rischia di essere definitivamente messa da parte dalle nuove generazioni.
Il laboratorio, in realtà, ha coinvolto i ragazzi in attività molto diverse , anche se tutte finalizzate alla realizzazione del manufatto finale che ogni alunno ha immaginato e realizzato secondo quanto gli veniva suggerito dal proprio gusto , dalla propria fantasia e dalla propria voglia di mettersi in gioco e di scommettere su capacità che molti hanno scoperto di possedere solo in questa occasione.
Siamo partiti da esempi di lavori tratti da diversi forum su Internet e a Internet ci siamo rivolti – in qualche caso – anche per trovare esempi di disegni di animali abbastanza semplificati da poter essere realizzati con dei bottoni. Poi ogni allievo ha deciso cosa realizzare: un quadretto, una trousse per collane ed altri gioielli, un contenitore per il tablet o il cellulare e perfino degli orecchini o la copertina per il diario scolastico. E ne ha fatto un progetto su carta .
Una volta decise misure, colore, decorazioni e destinazione d’uso del manufatto, ad ogni ragazzo è stato consegnato uno scampolo di panno che sarebbe stato cucito in base alla forma scelta e decorato con i bottoni – ma anche con pezzi di rami, stoffe o frammenti di collane – fissati alla stoffa con vinavil o colla a caldo o cuciti con ago e filo: come mi hanno fatto notare gli stessi ragazzi , alla fine i partecipanti al laboratorio hanno sperimentato attività diverse e hanno imparato a servirsi di materiali e tecniche che spesso prima non conoscevano e i risultati … beh, giudicate voi stessi!
Prof.ssa Eleonora Zancanaro