Week4us: vivere la scuola in modo diverso

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La week4us  è  una settimana alternativa che si svolge  l’inizio del secondo quadrimestre, e precisamente quest’anno, dal 30 gennaio  al 1 febbraio; ci sono stati , poi, altri 3 giorni,  dal 2 al 4 marzo dedicati allo sport.

In queste occasioni abbiamo svolto  dei laboratori attraverso i  quali abbiamo potuto  fare esperienze nuove che ci hanno aiutato  a  scoprire quali erano le nostre doti .

Durante la settimana alternativa abbiamo avuto occasione  di incontrare dei  professionisti , rappresentanti del mondo del lavoro, del volontariato, le forze dell’ordine, questo ci  è servito per conoscere realtà diverse, capire il lavoro dei adulti e scoprire nuovi modi di vivere.

Il resto della mattinata abbiamo partecipato a diversi laboratori durante i quali abbiamo lavorato  in gruppi di compagni di altre classi.

Tanti sono stati i laboratori, per esempio , uno delle classi prime si intitolava  “ Musica creativa”; ritmo   e suono  sono stati trasformati da semplici strutture grafiche in movimenti coordinati, e poi, con un po’ di fantasia e creatività, sono diventati  ritmi e suoni.

Un ‘altro laboratorio, al quale  hanno partecipato le classi prime, è stato “Giochi matematici” durante il quale  i ragazzi gareggiavano con  i numeri, affrontando sfide logiche.

Le classi seconde hanno partecipato al laboratorio “Scultura in gesso” ed hanno realizzato a partire dalla polvere di scagliola piccole sculture in gesso, incidendo, modellando e scalfendo la sua candida superficie.

Il teatro è stata un’occasione per esprimerci con  semplici  giochi teatrali abbiamo imparato a conoscerci e a sorprenderci.

Le terze   hanno affrontato una materia che studieranno poi alle superiori: la  fisica. A  partire dall’osservazione diretta, hanno  formulato  ipotesi che hanno, poi, verificato seguendo e rispettando le regole del metodo scientifico.

Sempre le classi terze hanno imparato un’altra lingua “Il latino ” scoprendo l’origine antica i molte delle nostre parole

Ovviamente i laboratori cambiano ogni anno.

Noi ci siamo divertiti moltissimo e sicuramente è una esperienza che ci resterà come una esperienza costruttiva e una modalità di affrontare situazioni inconsuete e nuove.

AMINA RABEH ANNI 13

SELMA MIFTAROSKA ANNI 13

DAJANA ZARIC ANNI 12

IO, LUCIA SCOPRO COSA SIGNIFICA VIVERE IN UN PAESE CHE NON DA SPERANZA

INTERVISTA A MARY

Questa è l’intervista che ho fatto in preparazione agli esami.                     Ho intervistato Mary che è una ragazza che è stata aiutata dalla cooperativa Belfiore dove lavora mia mamma. In questa cooperativa vivono anche altre ragazze o ragazzi, alcune di esse hanno avuto un bambino da pochi giorni, mentre una mamma ha fatto il viaggio in barcone con suo figlio che ora ha 4 anni.

È stato molto emozionante intervistarla perché raccontava realtà che pensavo molto lontane da me… buona lettura!

  1. Come si chiama? Mary
  2. Quanti anni ha? 23
  3. Da quale paese viene? Nigeria
  4. Per quali motivi è emigrata dal suo Paese? Ero orfana e la mia matrigna mi disse di andare in Libia perché li avrei trovato lavoro.
  5. Perché ha scelto di venire in Italia? Non avevo scelto io, mi trovo qui e mi va bene.
  6. Si è spostata dal suo Paese da sola o in compagnia di amici/famigliari? Sono andata in Libia da un’amica di mia madre credendo di trovare un lavoro, ma quello che dovevo fare era prostituirmi e io non volevo farlo. Per fortuna ho trovato un ragazzo che mi ha aiutata e mi ha convinta a prendere il barcone.
  7. Da quanto tempo si trova in Italia? Quasi un anno.
  8. Quale attività svolge? Lavoro nella cooperativa Belfiore, faccio dei laboratori in cui imparo a fare qualche mestiere e faccio un corso di italiano.
  9. Dove alloggia? Da sola o con altre persone? E’ stata assistita e aiutata a trovare un alloggio, una sistemazione? Vivo a Schio con altre ragazze dalla Nigeria. La sistemazione l’ho trovata grazie ai punti di smistamento
  10. Ha trovato in Italia ciò che si aspettava quando è partita dal suo Paese? Non avevo aspettative perché in Nigeria non avevo amici e familiari, perciò l’unica aspettativa era di trovare un tetto dove vivere, del cibo e degli amici.
  11. Ha rimpianti? Ha nostalgia del suo Paese? Non ho ne rimpianti ne nostalgia.
  12. Quali sono stati o quali sono i problemi maggiori che ha dovuto o deve affrontare? Non ho trovato problemi.
  13. Che tipo di rapporto ha stabilito con la gente del posto ( quartiere/paese)? Vado in chiesa a Vicenza e trovo gente del posto e della Nigeria o dall’Africa in generale e perciò inizio a legare.
  14. E’ stata vittima di qualche episodio di intolleranza? Quali, secondo lei, le cause? Quali le sue reazioni? No qui in Italia, ma in Nigeria sì.
  15. Secondo lei, quali potrebbero essere gli interventi dello Stato italiano per migliorare le condizioni di vita degli immigrati? In Nigeria non avevo soldi e/o cibo, perciò lo Stato italiano mi sta trattando più dignitosamente rispetto alla Nigeria e all’Africa.

IL VIAGGIO IN BARCONE:

Non51f12a946eae7529a6d6d204f2904666_orig ero consapevole di che cosa volesse dire prendere il barcone e non sapevo dove ero diretta. Ero spaventata ma fortunatamente sono riuscita ad attraversare il mare e ad arrivare incolume  in Italia grazie anche al fatto  che solitamente i soccorritori danno priorità a donne e bambini!

Il barcone, generalmente, è diviso in settori quelli più alti sono quelli più vivibili ed è per profughi che hanno già pagato il viaggio o che hanno accordi particolari con chi lo organizza; il peggiore è il settore più basso, dove i profughi sono stipati l’uno all’altro. Molti non riescono a sopravvivere e chi invece resiste si trova a condividere lo spazio con cadaveri e/o persone ammalate. Molti profughi infatti si ammalano di tubercolosi o nel migliore dei casi prendono la scabbia, durante il viaggio può succedere che donne partoriscono ma solo poche riescono a portare in salvo anche i loro piccoli.

Una volta arrivata sono riuscita a ricevere assistenza, poi sono stata presa in carico insieme a molte altre persone dalla prefettura di Vicenza e da lì sono stata trasferita e accolta in una cooperativa di Schio. Ora vivo in un appartamento con altre richiedenti asilo e aspetto l’esito dell’udienza per la richiesta del permesso di soggiorno definitivo. Se l’esito è positivo potrò risiedere in Italia, avrò la possibilità di cercami un lavoro e costruirmi una

nuova vita per un minimo di sei mesi ad un massimo di 5anni (rinnovabili) al contrario dovrò ritornare in Nigeria… dove il futuro è molto incerto!

 

LUCIA BUSON

ANNI 13

Una speranza per Amatrice

Finalmente disponibile sul giornalino online della Fusinato il clip pubblicitario ideato, progettato e realizzato dalla classe 3F, al fine di promuovere la mostra/raccolta fondi “Una speranza per Amatrice”, che si terrà sabato 20 maggio 2017, dalle ore 9.00 alle ore 12.00 presso la sede centrale dell’ICS Schio 2.